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Alessandra Macinghi Strozzi
Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli
Frontmatter and Commentary
Edited by Cesare Guasti
Firenze: G. C. Sansoni, 1877

LETTERA VENTIQUATTRESIMA: ANNOTAZIONI


ANNOTAZIONE A

[p. 239]
Iacopo aveva fatto « ci passo » fino dal 26 di marzo. Era nato nel 1403. Lasciava la moglie e de' figliuoli (ved. la nota G alla Lettera XI): l'Isabella, naturale, era venuta a marito a Firenze; e nelle lettere precedenti se ne parla: anzi, in quella de' 10 di marzo di questo medesimo anno, l'Alessandra scriveva a Iacopo che la « Lisabella fece la fanciulla femmina».

Ora ecco la lettera colla quale Lorenzo ragguagliava la madre della morte d'Iacopo Strozzi, e rispondeva alle sue de' 28 di febbraio e de' 6 di marzo.

= Savia e onesta donna mona A llessandra,
donna fu di Matteo Strozzi, in Firenze
.

Al nome di Dio. A dė XXXI di marzo 1461.

Carissima madre, dopo tutte umile raccomandazione. A dė 12 di questo vi scrissi l'ultima, sotto lettere di Lodovico; e vi mandai lettere a Filippo, che l'arete mandate. Dissivi come Jacopo era forte malato, come arete inteso. E' piacque dipoi a Dio chiamarlo a se fino a dė 26 di questo. Iddio sa se tal perdita m'è suta amara e acerba, considerato che per mio padre me lo tenevo; e l'uomo d'intendimento era; e qui mantenea in parte
[p. 240]
la casa nostra a onore. Certamente troppo gran perdita n'è suta e a tutta la casa. Bisogna avere pazienzia, e accordarsene col volere del Signore, poi è tale. Ebbe tutti e sagramenti apartenenti, e con perfetta divozione e intendimento passò; ch'è suta bellissima grazia. E altro che bene non sė può prossumere di quella anima. Confortovi a pazienzia; e da mia parte confortate mona Ginevra e tutti amici. Ha lasciato Niccolò tutore di tutto, e me e Giovacchino ministratore fino a tanto Niccolò ordini altro. A Niccolò ho scritto el bisogno Credo difatto mi confermerà ministratore di tutto. Però le cose sua restano qua forte inviluppate: e Iddio sa al pericolo e obrigo io mi sono messo e sono per salvare l'onore della casa e suo. Sonmi portato in modo credo ne sarò commendato da ciascheduno. Iddio mi dia grazia tutto rassseti con onore; chè altro non disidero in questo mondo. La donna aspetta risposta da Niccolò per tornarsene a Firenze con i figliuoli. Dice non si vuole rimaritare; ma io nollo credo. acopo li ha lasciato tutta sua roba, e cintole e uno collare che vale 70 ducati. E ella comprendo s'è avviluppata con molte altre cose sottile: [Note A-1, p. 240] ma davanti ella parta di qua, se vorrà ne la mandi, bisognerà parli a me; e forse li farò porre su tutto trasse fuori di casa sanza mia saputa. E ancora me ne sia crucciato, nulla giova. Poi n'ho el carico, intendo fare mio debito, e che 'l nostro [Note A-2, p. 240] non vada fuori di casa. Ell'è dappoca superbiosa. Iddio lodato, in tutto mi governerò dolcemente e con buona maniera. E' sua fratelli bisognerà piglino partito; chè io non voglio dare loro le spese: a fatica ho da darle a me per mia fatica e di
[p. 241]
Giovacchino. Ci ha lasciato a ciascheduno 250 ducati: meglio è che nulla. Iddio li abbi misericordia.
.....
Filippo mi dice provvederebbe a' fiorini 400 in che fusti sentenziata: così deve aver fatto. Iddio sia di tutto ringraziato; poi siate fuori di noia. Iddio ci ristorerà: di questo non ho dubbio. Resto qui per ora Giovacchino e io, ingegnandomi tirarmi avanti, e non perdere nostro tempo: e forse davanti passi troppo, enterrò in qualche buon avviamento: avvisandovi che questi Medici, fattori di Cosimo, m'hanno richiesto, e in ogni modo vorrebbono stessi con loro. Ho preso rispetto [Note A-1 p. 241] volere avere l'avviso di Filippo. Questo [Note A-2, p. 241] governa qui, fra tre settimane ne debbe venire costi, e so farà di me buon rapporto a Cosimo; e ancora io sia nel grado sono, [Note A-3, p. 241] e Cosimo mi vorrà avere, starò all'avviso, e farò quello mi parrà sia el meglio e sarò consigliato. Di tutto sarete avvisata: ma per niente ne parlassi di questo, a buona causa; chè non vorrei la boce uscissi fuora, e poi nulla fossi, e che Lodovico l'abbia a sapere. Però intendo fare e fatti mia sanza loro saputa, a buona causa; chè loro non si curano troppo del compagno, ancora abbino cagion del contradio.

Io non so che avermivi a ricordare, se none la fine delle masserizie superchie, le terre da Quaracchi: [Note A-4, p. 241] se questo facessi, sarèno a cavallo del tutto; e in poco tempo in buona riputazione. Attendo che seguito fia: e sopra
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tutto vi conforto a stare sana, e darvi buon tempo; ch' i' ho speranza che Iddio ci presterà tanta grazia, davanti la nostra fine [Note A-1 p. 242] ci darèno uno di allegrezza l'uno a l'altro.

I' ho dato qui a Francesco di Benedetto Strozzi duo paia di coltellini molto belli per dare costi a voi. Vienne colle galee. Farete a suo giugnere d'averli, e li date a la Caterina e Allesandra, acciò si ricordino di me. Iddio dia loro quel bene vorrei per me medesimo.
....
Scrivendo, è venuto Coppino, e mi porta due vostre de' 28 passato e 6 di questo; che volentieri l'ho viste, e di voi ho auto novelle. Poca risposta v'accade, che sopperisco di sopra. Solo mi sollecitate io mi debba ridurre dove Filippo, e seguire sua volontà. I' ho sempre detto a voi e a lui, essere presto a ubbidirvi, ma che sia in mia possa. Per di prima, per i fatti di Iacopo, m'è bisognato essere qui; e ora più che mai ci sono legato, come vedete: e sono obrighi che non li posso lasciare. E alsì per ora, mentre Filippo non si ferma, non è da farmi partire di qui per andare svolazzando. Quando le cose del Reame siano in assesto, e Filippo si fermi, e io con mio onore mi possa partire di qui, sarò sempre presto a ubbidire.

Confortate l'Isabella: credo Niccolò la provvederà di vestirla di bruno.

A di 2 di aprile; chè prima non è partito ci fante dal quale arete questa, che non voglio capiti in mano a Lodovico .... Questa sera ho la vostra sotto lettera di Matteo Bonaguisi, de' duo passato, e una a Iacopo, chè toccò a vicitare a me le sustanze sua. Ch'io mi riduca dov'è Filippo, e la ragione m'assegnate, intendo. Madre
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carissima, per buona fe, se non fossi seguito questo caso di Iacopo, ch'io montavo a cavallo in questo maggio come mi comandate, e me ne venivo costà per obbedirvi, e alsì perchè io n'ho sì gran voglia come nessuno di voi; chè qui mai stetti contento, e per forza ci sono stato. Iddio ha voluto caricarmi di questo peso, che v'imprometto non è piccolo; e sia con mio profitto!Non la posso lasciare, però [Note A-1 p. 243] sarei cagione di fare rovinare la casa nostra, e lascerei tutti e beni di Iacopo a la strada in abbandono. Troppo ne sarei biasimato da tutto el mondo. Presto aro risposta da Niccolò; e m'ingegnerò spedirmi più presto fia possibile: ma ne dubito, ne fia almanco per uno anno. Vedete ho il carico di tutto el suo: e potete stimare quanto la cosa importa. Pertanto vi prego caramente m'abbiate per iscusato se non vi ubbidisco: e questo tutto per me non resta. Ho maggiore voglia d'ubbidirvi non vi stimate. Siate contenta per questa volta, chè la mia scusa è legittima e onesta. E Filippo so non dirà a lo 'ncontro: ma quando io fossi a Roma, son certo mi bisognerebbe tornare qui. Bastivi da qui avanti non perderò el tempo mio; e anche fino a qui non l' ho perduto in tutto. =

Pe' fatti dell'eredità d' Iacopo fu costretto Lorenzo a venire fino a Roma: di che ci ragguaglia la lettera seguente de' 25 d'agosto. Da questa lettera pure vediamo come i due fratelli pensassero a staccarsi da Niccolò, che pure era stato benefattore alla loro giovinezza; ma ora forse importuno tutore di chi non era più pupillo, nè si sentiva disposto a invecchiare nella soggezione, nocendo alla propria fortuna.

ANNOTAZIONE B

Lionardo, figliuolo d' Iacopo, era nato nel 1448. Sposò poi nel 78 la Cassandra di Agnolo di messer Palla Strozzi; e morì nel 1507.

NOTES

A-1, p. 240. Intendi, la vedova ha fatto suoi alcuni piccoli oggetti ec.

A-2, p. 240. Cioè, la roba degli Strozzi.

A-1, p. 241. Anticamente si disse per dilazione di tempo.

A-2, p. 241. Questi, cioè il capo de' fattori che stavano al banco Medici in Bruggia

A-3, p. 241. Cioè, esule.

A-4, p. 241. Cioè, lo spacciare, il disfarsi delle masserizie, che non si sarebbero potute portar dietro, caso mai la madre andasse a stare co' figliuoli; e fra queste erano naturalmente le terre.

A-1, p. 242. Intendi, che innanzi di morire, ec.

A-1, p. 243. Cioè, pero che.


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