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Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli Frontmatter and Commentary Edited by Cesare Guasti Firenze: G. C. Sansoni, 1877 LETTERA UNDECIMA: ANNOTAZIONI |
ANNOTAZIONE A
[p. 131] Bagnacavallo è un corriere o vetturale, che si trova ricordato più volte da Rinaldo degli Albizzi nelle sue Commissioni. Zanobi Macigni era morto a' primi del 1452, scrivendo Lorenzo al fratello Filippo da Bruggia (4 marzo 1451 s. f.):
= In questo punto ci è lettere di Firenze de' 4 del passato .... Per quello
Antonio Strozzi scrive a Iacopo, è piaciuto a Dio chiamare a sè l'anima di
Zanobi Macigni, fratello di nostra madre: per la qua! cosa ho auto gran dispiacere ed ho.
Bisogna aver pazienza, e considerare abbiamo andare tutti per quel camino. Iddio gli abbi
fatto verace perdono. Secondo dice Antonio, ha lasciato tutto il suo a mona Lesandra; ma
che si dubitava per il testamento aveano del padre, che l'uno figliuolo redassi l'altro: ma
Antonio vi mette alcuni Quindi il piato di cui parla qui l'Alessandra, e del quale già è detto a bastanza nella nota (A) della 'Lettera IV. E in quella circostanza Filippo venne a Firenze, ed aiutò la madre a farsi ragione. Nel Libro dell'Alessandra sono poste a credito di Filippo alcune spese da lui fatte per questa causa. Credo fosse questa la gravezza per la quale messer Giannozzo Manetti fu costretto a prendere volontario esilio dalla patria. Per invidia di cittadini gli fu posto 166 fiorini di gravezza, cioè 531.2 fiorini da pagare nell'anno. Ed egli confessava a Cosimo Medici, in un certo suo sfogo, d'averne già pagate centrentacinque migliaia. Ved. il Commentario della sua vita, scritto da Vespasiano e stampato a Torino nel 1862; a pag. 69, 74 ec. Nè per la povera vedova di Matteo Strozzi eran pochi 192 fiorini! Un anno avanti (lettera de' 4 marzo 1451 s. f.), Lorenzo si era confessato a Filippo de' suoi errori largamente, ed aveva conchiuso: « A me bisogna durare fatica a racquistare quello ho perduto, che conosco non è poco ». Ma pare che i propositi buoni non fossero con effetto. A' 7 di giugno del 52, Iacopo scriveva a Filippo:
= El tuo Lorenzo ha buon sentimento, se si volessi temperare d'alcuni vizi che ha .
. .. In questo paese, per A'13 gennaio del 52 s. f., lo stesso Iacopo scriveva tutto addolorato a Filippo, che a'dì 11 Lorenzo, giocando alla palla, s'era avviluppato, e nel cadere, volendosi reggere, rotto il braccio destro. E seguita a dire: Se tu sapessi quante volte gli ho difesto [Note E-1] questo giucaccio della palla e adiratomene con lui, ne saresti maravigliato: non perchè pensassi li dovessi avvenire questo caso, ma perchè vi perdeva troppo tempo, e giucava troppo in grosso. Se vinceva, e danari disperdeva;... se perdeva, per ricoprirsi, si metteva a fare delle cose non ben fatte .... = E tutta la lettera è un lamento di Lorenzo, ch'è « di natura molto superbio e di sua testa, e no fa conto di cosa gli sia detta ». Ebbe quindi troppa ragione la buona madre a scrivergli questa lettera così risentita, dov'è però tanto e poi tanto (com'ella dice) d'amore e di lacrime.
[p. 134] Lucrezia di Donato di messer Carlo Cavalcanti era moglie d'Iacopo, sposata nel 1446. Di lei ebbe Lionardo, Margherita che fu moglie di Bartolommeo Zati, Anna detta anche Costanza che sposò Tommaso Malegonnelle. L'Isabella, di cui si parla nella Lettera XIII, era figliuola naturale; e così ebbe un figliuolo per nome Iacopo. NOTE E-1. Per proibito, vietato; non modo francese, come si trova stampato, ma dell'antico volgare, e del latino di ogni tempo.
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