ANNOTAZIONE A
[p. 259]
Francesco di Piero Ginori aveva sposato la Lena di Leonardo Strozzi, ch'era sorella d'
Iacopo e di Niccolò. Vedansi le notizie che ne ha date il cav. Passerini nella sua
Genealogia e storia della Famiglia Ginori (Firenze, 1876), a pag. 37 e seguenti. Del
figliuolo suo Tommaso, nato il 1433 e morto il 91, non ebbe da dir altro lo storico, se non
che fu de' Priori, e potestà di Arezzo: ma dalla Tavola IV, dov'è la sua discendenza,
s'intende come amasse ragionare di « damigelle ».
ANNOTAZIONE B
E questa la solenne ambasceria che la Repubblica di, Firenze mandò il 20 ottobre 1461 al
nuovo re di Francia Lodovico XI: e gli ambasciatori furono Filippo de' Medici
arcivescovo di Pisa, Buonaccorso Pitti figliuolo di Luca, e Piero di messer Andrea de'
Pazzi, a cui Renato d'Angiò, re senza regno, aveva tenuto a battesimo quel figliuolo che
ebbe tal nome. A commento di questa lettera riferirò quella che il cognato Marco Parenti
scrisse a Lorenzo il primo d'aprile; e il lettore veda come la suocera ne sapesse più del
genero letterato. Quello ch'ella dico de' Pazzi e de' Medici ha del profetico, a gli storici
non so che l'abbiano notato nemmeno a cose fatte. Eppure
[p. 260]
dice « secondo sento »: ma lo dice il giorno che il cavalier Piero de' Pazzi entrava in
Firenze glorioso, e onorato su quella piazza dove, dopo quindici anni, il figliuolo suo
Renato verrebbe appeso alle finestre di Palazzo Vecchio, a sodisfazione de' Medici.
Questa è la lettera.
= A dì primo ebbi la tua de' dì v di febbraio, per la quale veggo se' ritornato costi a
salvamento; che molto mi piace. Non mi resta alla tua a fare altra risposta, se none quel
che dica di te messer Piero de' Pazzi e Renato suo e Donato Acciaiuoli, che ti prometto ne
resto molto consolato. Tutti costoro, vicitati ch'io gli ebbi, non ti potrei dire le lode che ti
danno; e non si potevano saziare di commendarti; e giudicanti essere intendentissimo o
aptissimo alle maniere di costa, e volentieri al servire, e sapere bene fare e volerlo fare: e
chiamansi tanto bene serviti da te e d'avere avuti molti buoni avvisi da te e d'esserti tanto
bene adoperato per loro, che più non potrebbe essere: e riputano esserti molto ubligati. E
messer Piero mi fece per te molte grande offerte, mostrandosi d'essere disideroso di
poterti fare molto volentieri qualche grande appiacere, quando potessi. E io per tua parte
lo ringraziai quanto seppi, mostrandogli ogni benificio da fare a te, essere e riputarlo mio:
e ancora lo ringraziai della buona accoglienza e onore avevo inteso che ancora avevano
fatto a te, e che per tuo amore mi riputavo a loro esser obligato. Tutto ho riferito con
mona Allesandra e tue sirocchie e Giovanni Bonsi. Ancora, per tua parte mi toccò la
mano Montelupo donzello della Parte Guelfa, e dissemi il simile che gli altri detti di
sopra: e così poi vicitò mona Allesandra: che tutti n'hanno avuto grandissima
consolazione.
[p. 261]
Vedi adonche di quanto pregio è la virtù, e che da lei viene ogni utile e ogni onore.
Vuolsi adonche con questa conformare ogni suo atto, ogni suo esercizio, ogni sua
operazione, e da lei mai per alcuno tempo, per alcuna cagione, non si spiccare. Ma
oggimai io ti veggo di tale età, e già fatto tale pruova dite, che più non hai bisogno di
conforti, ma più tosto di prieghi inverso Iddio, che ti dia tal grazia, che, come tu se' bene
disposto, così ti dia buona ventura. La tornata di messer Piero fu doppo gli altri
imbasciatori uno di, cioè a di 14 di marzo. Andogli incontro, insino fuori della Porta,
tutti e cavalieri e dottori e tutti e principali cittadini della terra; che fu una grande
cavalleria: e più il fratello e figliuolo del Marchese di Mantova, che a caso si trovavano in
Firenze, in compagnia del Cardinale di Mantova, che andava a Roma pel cappello. E in
mezzo del fratello del Marchese e di Niccodemo imbasciadore del Duca di Melano, con
gran quantità di giovani innanzi, e tutti tue cavalieri e cittadini drieto, venne a cavallo
detto messer Piero in piazza, e la Signoria gli donò la bandiera del segno del Popolo, e
così poi la Parte Guelfa: e così onoratissimamente quanto mai cavaliere o imbasciadore
che ritornasse, l' accompagnorono a casa sua con gran concorso di tutto il popolo a
vederlo, con lietissima cera, lodando e commendando ogni suo apparato; di poi subito
scavalcato con grandissima calca a vicitallo, per modo che tutta la sua casa s'empiè si di
gente, che appena vi si poteva andare, e lui medesimo appena vi poteva stare. Questo è in
brevità quel che ti posso dire della sua tornata. Di Matteo Buonaguisi e del portante e
altre cose, per altre, veggo se' informato a bastanza; sicchè ora più non bisogna di me, se
non al tempo aspettare e fatti. Che Iddio di male ti guardi. =
[p. 262]
Con questi documenti dinanzi meglio s'intende ciò che dice Vespasiano nella Vita di
Piero de' Pazzi, come questa chiarisce quelli. Il Parenti ricorda nella sua lettera Donato
Acciaiuoli, che pure non fu del numero degli ambasciatori: ma il Cartolaio ne fa sapere,
che messer Piero volle menar seco in Francia Donato, il quale portò la Vita di
Carlomagno, composta da lui, a donare alla Maestà del Re. Gli « amici de' Franciosi »
(come gli chiama l'Alessandra) avevano sempre per il capo Carlomagno!
ANNOTAZIONE C
Bernardetto de' Medici e Diotisalvi Neroni furono mandati il 7 di gennaio 1461 (stile
fiorentino) a Milano, « per avvisi venuti di là come il duca Francesco era gravemente
infermato ». (AMMIRATO, Storie, ad annum.)
ANNOTAZIONE D
Credo che si accenni a Cosimo de' Medici.
ANNOTAZIONE E
Pare che Bonaccorso Pitti qualcosa facesse per l'amico; chè troviamo questa
deliberazione degli Otto di Custodia e Balía.
= MCCCCLXII, indictione X, et die XXVI mensis maii.
Magnifici viri .... Octo Custodie et Balie civitatis Florentie, servatis servandis, simul in
Palatio Populi Florentini, in loco ipsorum solite audientie pro eorum officio exercendo
more solito congregati; moti, ut asseruerunt,
[p. 263]
pro causis et negotiis pertinentibus et exspectantibus ad eorum offitium ex certa scientia,
dederunt et concesserunt facultatem securitatem et plenissimum salvum conductum,
duraturum hinc ad per totum mensem agusti proxime futuri MCCCCLXII, Laurentio
Mactei de Strozis de Florentia, relegato et confinato extra civitatem comitatum et
districtum Florentie, libere tute et secure discedendi de locis suorum confinium
predictorum, et veniendi et transeundi in et per comitatum fortiam et districtum Florentie;
indeque, durante dicto tempore, recedendi et redeundi, semel et pluries pro eius libito
voluntatis. Non obstantibus quibuscumque bannis et condennationibue et assignationibus
confinium sibi Laurentio et contra eum, usque in presentem diem, quomodolibet et
qualitercunque datis et factis; et non obstantibus
quibuscumque aliis causis cuiuscumque qualitatis et importantie fuerint: ita quod, durante
eo tempore, pro predictis vel aliquo predictorum vel pro dependentibus et connexis, per
aliquem Rectorem vel Offitialem civitatis, comitatus et districtus Florentie, non possit
capi, cogi, gravari, inquietari vel aliqualiter molestari personaliter vel in bonis.
Mandantes etc.
Et ulterius, ad maius robur et seu declarationem predictorum, prefati Otto deiberaverunt
et deputaverunt lohannem Rosso, famulum dicti eorum Offitii, ad associandum dictum
Laurentium pro dicto tempore, quando velit et sibi oportunum fuerit.
Ego Dominicus olim Francisci Pauli de Catignano, notarius et cancellarius dictorum
magnificorum Otto, subscripsi. =
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