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Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli Frontmatter and Commentary Edited by Cesare Guasti Firenze: G. C. Sansoni, 1877 LETTERA SETTIMA: ANNOTAZIONI |
ANNOTAZIONE A
[p. 91] = Sento che costà la moria alsì fa danno assai, e voi faciavate conto d'andarvene a Quaracchi, secondo m'ha scritto Marco; che sendo alsì la moria pel contado, come sento, non mi pare abbiate preso buona deliberazione; che vorrebbe essere in luogo più dilungi: e di' a mona Lesandra non guardi alla spesa, che credo sia male agiata a denari: pure, per questo non se vuole restare, se vuomo si dovessi impegnare; chè morto noi, morto il mondo. E quando altro rimedio non avessi, per 12 o 15 fiorini, fatevene servire d'Antonio Strozzi, e io farò che Niccolò gliele farà dare per me. E soprattutto vogliate andare in buon'aria, e abbiate buono riguardo della bocca: chè mi pare oggi sì tristo temporale, che chi ne scappa non fa poco.=
[p. 92] Marco Parenti, nella sua lettera del primo di settembre, scriveva a Filippo: =A questi dì ebbi lettere da Lorenzo tuo e da Matteo, de' dì 6 passato. Scrivemi Matteo come Niccolò vuole torre casa in Perpignano per due mesi, e che ancora non v'era giunto Iacopo, e che presto ne verranno di costà. Ho sentito che Niccolò vuole porre casa a Roma. In buon'ora e di guadagno sia, se così fia. = A questo stesso proposito anche Filippo scriveva dalla Cava a Matteo suo fratello (lettera citata nella precedente nota), dopo avergli parlato della morte di Filippo Strozzi avvenuta in Barcellona:
= Niccolò ha intenzione di passare in Catalogna per dare ricatto a' fatti di
là; chè dubito la donna non ha menato le mani. [Note B-2] Hagli lasciato 1500
fiorini d'Araona e tatti e sua panni e gioie, che vagliono da mille. Bastavi che, intra tutto,
lei si troverrà più di 1800 ducati. E a E non guarì. Nel Libro de' becchini, che si conserva fra le carte de' Medici e Speziali, si legge: « A dì primo di novembre 1450. Soldo di Bernardo degli Strozzi, popolo di San Miniato tralle Torri, d'infermità lunga ». E nella filza 131 delle Carte Strozziane-Uguccioni (Archivio di Stato in Firenze) sono due pietose lettere della vedova di questo Soldo, che meritano di essere qui pubblicate come scrittura di donna.
= Nobile uomo Niccolò di Lionardo degli Strozzi, Al nome di Dio. XVI di dicembre 1450.
Onorevole maggiore e padre de' figliuoli miei; chè poi ch'è
piaciuto al Signore di chiamarsi a sè il padre loro, gli raccomando a voi, e
priegovi che gli vogliate per figliuoli come il padre loro ve gli lasciò, che voi
fussi loro padre; e più fidanza ebbe in voi e più amore, che in gniuno
altro: e l'amore che vi portava alla vita, vi portò insino alla morte: che gli
lasciò nelle braccia vostre, che voi fussi loro procuratore in tutti e loro fatti,
massima di cotesti costa; elio, secondo ch'e' disse, avavate o sua libri e ogni sua iscrittura.
Niccolò, io ve gli raccomando; chè non è loro rimaso altri, da
Dio in fuori,
= Nobile giovane Filippo di Matteo degli Istrozzi, Al nome di Dio. A dì XIIII di gennaio 1450.
Carissimo quanto fratello. A questi dì vidi tue lettere da Giovanni degli
Strozzi e da Marco di sere Tomme; e vidi quanto dicevi, non m'avere iscritto per non mi
rammentare le pene e le passioni mie: e io ho per riceuto il dire tuo. Filippo, le pene e le
passione mie sono tante, che le hanno durare mentre ch'io vivo; e sanza rammentarmele,
io l'ho avere sempre nel cuore, considerando la perdita grande che
io ho fatto del signor
La scrittrice di queste care lettere è l'Isabella, detta anche Silvestra, di
Silvestro di Giovanni di ser Ugo Nelle citate lettere di Marco Parenti, di Soldo degli Strozzi e di Antonio, si parla della gran perdita che aveva fatto la Casa nella persona di Francesco di Benedetto di Caroccio degli Strozzi. « Dissiti » (così Antonio) « come era piaciuto a Dio volere a se il nostro Francesco, il quale morì a di 25 passato (agosto), di male di pondi: che quale sia il danno nostro, non lo saprei dire. Bisognaci portare con pazienzia, che altro riparo non ci veggo, e pregare per l'anima, che Dio per suo' misericordia l'abbia ricevuto in grazia ». Era nato nel 1392, e dalla Nannina di Tedaldo Tedaldi, sposata nel 1413, ebbe più figliuoli e figliuole, una delle quali, per nome Antonia, fu monaca in San Gaggio, e due si maritarono ne' Martelli e negli Adimari Il Parenti, nella lettera citata del primo di settembre:
= Istamane entra de' nostri Signori Antonio degli Strozzi; che in verità
n'ho avuto gran letizia: e così mi pare se ne debba rallegrare
tutta la Casa vostra, Anche il povero Soldo, con lettera degli 11 di settembre, se n'era rallegrato in questi termini: = Giunsi qui a' dì sei salvo, Iddio lodato; e hone avuto una grande ventura, ch'io hone trovato Antonio degli Strozzi uno de' nostri Magnifici; che mi dà e ha dato a ogni mia faccenda grandissima attitudine; ed è uno specchio, e in grande grazia di tutto questo popolo; e tuttuomo se n'è mostro molto lieto. E a questa volta m'è paruto e pare essere dello Stato quanto uomo da Firenze.= Lo stesso Antonio ne dava così avviso a Filippo in lettera de' dì 8:
= Io fui tratto de' Signori, e in calendi di questo mese presi insieme co' miei
maggiori compagni la signoria per due mesi. Truovomi in compagnia di valenti uomini e
persone molto da bene: e ti prometto, se questa pestilenzia in tutto non mi noia, per non ci
essere i cittadini a ciò deputati, che m'ingegnerò per questa Signoria
verso di chi è suto favorevole alla nostra pace colla Maestà di cotesto Re
s'usi parte di gratitudine, massime verso del nostro magnifico Basalù, al quale mi
raccomanda e offera, in tutte quelle cose per me si potesse, esser parato a' piaceri suoi. E
quando per noi, rispetto la peste, non si potessi fare quanto di sopra si dice, ne lasceremo
tale ricordo a' successori nostri, cite ne seguirà poi quello effetto per me e per
ogn'altro cittadino si desidera. Maisì che assai mi dispiace lo 'ndugio La pace tra il re Alfonso d'Aragona e il Comune di Firenze era stata bandita in questa città sino dal 18 d luglio. A concluderla furono mandati pe' Fiorentini Franco Sacchetti (che da madonna Alessandra è ricordato in questa sua lettera) e Giannozzo Pandolfini. Ved. la nota (C) della Lettera VI. Antonio cardinale di Lerida o d'Ilerda (come sta scritto ne' documenti fiorentini, che storpiano i nomi punto punto insoliti) molto vi s'adoperò in nome del Papa. Di Bassalù, che aveva titolo di Conservatore, parlano spesso gli oratori fiorentini nelle loro lettere: perchè fu dal Re deputato a trattare la pace insieme col Conte di Cosentanea, cioè messer Ancoriglia, e col Protonotario, cioè messer Infinogleda. NOTES A-1. Ora Giuntini; e perch'è fama che fosse degli Alighieri prima. che de' Portinari, il moderno signore vi pose nel 1865 i ritratti di Dante e di Beatrice scolpiti dal Duprè, con due gentili ottave del cav. Luigi Venturi. B-2. Credevano che la vedova di Filippo Strozzi si fosse fatta da sè la parte dell'eredità. C-1. Intendi, dote o patrimonio.
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