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Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli Frontmatter and Commentary Edited by Cesare Guasti Firenze: G. C. Sansoni, 1877 LETTERA QUARANTASEESIMA: ANNOTAZIONI |
ANNOTAZIONE A
[p. 412]
= Spectabilis vir tanquam frater, etc. Ricordandomi dell'amicizia antica e delle offerte fattemi molte volte,
piglierò sicurtà di darti fatica, perchè lo simile potresti fare tu di me in ogni tua occorrenzia. Credo ti sia
noto di Paolo Manchiavelli, trascorso costi colla mia galea ch'era in Ancona; e per essersi separato dalla
conserva dell'altra, non gli è paruto mettersi solo alla ventura del mare per venirsene, massime sendo male
in ordine d'uomini e de ogni altra cosa opportuna: che credo abbia preso buono partito, e riputolo per lo
meglio. Ora occorre che la Maestà del Re me la dimanda in vendita: la qual cosa riputo a gran ventura,
perchè intendo donargliele; non mi parendo poterla meglio allogare. Per tanto ti do fatica e commessione
di presentargliele per mia parte, etiam con tutti e corredi, armamonto e masserizie et ogni altra cosa
appartenente a me, che fusse in su detta galea. Così scrivo a Paolo Manchiavelli, che te la consegni a mio
nome e da mia parte. Solo a una cosa voglio abbi riguardo, ciò è che gli uomini di remo od altro esercizio,
che fussono in su detta galea, sieno liberi sanz'alcuno detrimento o pericolo, perchè in nessuno modo ne
voglio avere carico d'onore nè di conscienzia. Filippo compiè l'incarico con gran premura, e ne rese consapevole il Medici con sua lettera de' 12 di maggio; nella quale sono notabili queste parole. = Piero, come voi avete potuto comprendere per le lettere in questi dì passati scritte a mona Lucrezia vostra, così come fui buono servidore de la buona memoria di Giovanni vostro e ancora di Cosimo, troppo cordialmente disideravo essere ancora di voi, e più, se più fussi possibile. E visto ora, che voi avete cominciato aoperarmi, e in che cosa, quello mio disiderio è più che adempiuto; e oramai non mi pare potere vivere nè morire altrimenti che bene contento. E me e Lorenzo avete obrigati per ischiavi tutto il tempo della vita nostra: e a voi stia il disporre di noi alto e basso, al pari di qualunche minimo giovane che voi abbiate. Non possiàno molto; ma per quello vagliàno, troverete in noi meglio in fatti che in parole. = Il dono dunque fu fatto dallo Strozzi in nome di Piero; il Re scrisse ringraziando; e Piero rispose in questo tenore a quella Maestà:
= Invictissime princeps Rex gloriosissime et domine mi singularissime etc. La galea della quale tanto Scripta già questa, ebbi una dalla M. V., alla quale non occorre altra risposta, se non che se 'l padrone della galea, che per vostra umanità avete acceptata da me vostro servitore, ha fatto o fa cos'alcuna che vi sia grata, fa el debito suo, et a me cosa gratissima. E. M.tis V. servitor PETRUS DE MEDICIS Cosmi f. = Come questa lettera rimanesse nel suo originale a Filippo, non s'intende. Ma il Re non diede retta a Piero circa al non affaticare don Federigo; perchè c'è una lettera de' 15 giugno, nella quale il padre commette al figliuolo che ripassando per Firenze visiti Piero de' Medici, e tanto lo stringa a favore degli Strozzi, che avanti la vostra partenza ne abiamo lo effettu, e non produrla in longo, ec.
Ci mancano alcune lettere dell'Alessandra, dalle quali si sarebbero intese parecchie cose che ci conviene
cavare dai carteggio con altri. Ed è manifesto, che si voleva profittare del passaggio per Firenze della
Sposa novella per chiedere alla Signoria, in nome del Re di Napoli e del Duca di Milano, che ribandisse
gli esuli Strozzi. Ma bisognava preparare il terreno con Piero de' Medici e con Luca Pitti, le due potenze
che allora si contendevano, e quindi impedivano il bene comune. In quanto a Piero, = Piero, nui ve pregamo ne vogliate compiacere de questo ve recerchamo per Philippo et Lorenczo de li Stroczi: certificandove che per uno piacere non lo potremo recevere da vui maiore. Et se ve paresse che nui pigliassemo troppo securità in vuy, ad vostra posta fate prova de nuy: per li effecti cognoscerite con quanta bona voluntà ve compiacerimo. = A messer Luca Pitti scriveva Filippo:
= Magnifice et generose Miles tanquam pater honorandissime, debita senper recomendatione premissa.
Essendo tornato qui Lorenzo mio, m'ha fatto tale relazione de la benivolenzia li avete dimostro etiam
verso di me, che 'l debito nostro richiederebbe sodisfare con altro che con lettere: ma priego Iddio che a
voi e a noi presti vita, chè ci fia tempo a potere fare tutto. Le vostre offerte al nostro disiderio sono sute
grandissime, nè a noi pare ingiusto I' averle accettate, e disiderare andare più oltre a questa parte. Vi
strignamo di qualche poco di lume, del quando vi paressi tempo a muovere questo carro, o ora, o
indugiare; e del modo: offerendo avere di qua tutto il favore necessario. E avendo alcuno riguardo allo
scrivere, e vi paia da conferirne con l'apportatore di questa, o con altri chi a voi paressi, voglio avervelo
ricordato. Perchè di questo caso per noi non si farà più qua nè più là, se non tanto quanto da voi sarèno
confortati. Da alcuno tempo in qua la Maestà del Re ha auto a intendere de la vostra fama e de la vostra Cancellò servitore, e che vi si raccomanda; parsagli forse soverchia cortigianeria. Ma chi trattava con il Pitti era Marco Parenti, le cui lettere io mi contento segnalare a chi volesse studiare e intendere la storia di quegli anni.. In una dei primo di giugno, più che riferire, dipigne un colloquio avuto con messer Luca. Basti un saggio:
= Ho dipoi due vostre de' di 20; e inteso il bisogno, andai coll'una a messer L., e lessigliele. E subito l'ebbi
letta, e alzato gli occhi, e guardatolo in viso, lo vidi molto acceso e rosso. Maraviglia'mi; stetti cheto, e
aspettai risposta. Lui riprese le parte della lettera; e cominciato a rispondere, ritornò in suo colore, e
dissemi, che gli pareva che di nuovo tu ordinassi che 'l Re scriva a dom Federigo che stringa Piero, e dipoi
lasciassi fare qui a loro: e che per l'uno e l'altro di voi farebbe ec. E finito il parlare, ritornò in quello
incendio, e subito passò via .... E stetti poco co lui, e presi licenza. Presemi per mano al partire; e prima al
venire fe' il simile: e questo m'ha usato assai volte. Ma quel che non ha mai più fattomi, nè accennato, fu
che non mi volle udire, se no mi puose a sedere a lato ad sè. Feci grande risistenza; e maraviglia'mi: e
veduto la volontà sua, pure lo feci; e allora
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