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Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli Frontmatter and Commentary Edited by Cesare Guasti Firenze: G. C. Sansoni, 1877 LETTERA DICAISSETTESIMA: ANNOTAZIONI |
ANNOTAZIONE A
[p. 184]
= Ricevuto ch'ebbi la tua lettera, e inteso il grandissimo colpo aveva a trafiggere
mona Lesandra, ne fui con Marco Parenti e cogli altri nostri per governarmene in miglior
modo fussi possibile; e finalmente il partito pigliamo fu questo: che sendo mona
Lesandra a le Selve al luogo di Giovanni Bonsi, mandai questa mattina a grande ora il
famiglio mio, e scrissi una a lei e una a Giovanni Bonsi, a qualunche di loro in
un effetto, [Note A-1, p. 184]
e che Lorenzo era malato gravemente, e che simile la Checca mia sorella era qui
malata; e che per ogni rispetto mi pareva, quando potessi, ne venissi. Per la qual cosa
subito montò a cavallo, e fùci circa a ore 20, e molta tribolata. E
finalmente, quando ci parve, fumo parecchi da lei, e narramole il caso: il quale con
paziente cuore ascoltò. Di subito avàno ordinato le donne. E in vero a
quello ch'io credetti, assai dolcemente s'è passata: e tutto il suo duolo e
maninconia si è, che tu no ne pigli tanto affanno che tu ne 'nfermi: e più
le duole il dispiacere Con l'altra Francesco da la trista nuova a Lorenzo:
= Carissimo e amato fratello. Per altra cagione che per quella che al presente fo,
vorrei averti a scrivere: pure nientedimeno la necessità induce a dire i casi
seguiti, a chi ha a scrivere, tali qual eglino sono, e buoni e tristi, secondo che a Dio piace
mandargli. El quale presente caso, sanza gran copia di lagrime e afrizione di cuore non
posso dirti, veduto del peso e importanza grande ched egli è; chè pochi
maggiori danni, a mio giudicio, potreno avere ricevuti, quale al presente è questo.
Ma tali qual eglino vengano, con franco e virile animo bisogna ricevergli e
pigliarli. [Note A-1, p. 185] E
pertanto t'avviso come il nostro fratello [Note A-2, p. 185] Matteo ne' dì passati fu assaltato da una
febbre in modo e maniera tale, che a poco a poco sei venne consumando, in modo che a
di 23 del mese passato, circa a ore 22, l'atterrò a fatto, e passò
dolcemente di questa vita, con tutti i sagramenti appartenenti, [Note A-3, p. 185]
e con grande conoscimento
di Dio e della sua conscienza: per la qua! cosa è credibile Iddio abbia ricevuto
l'anima nel suo santo regno; ch'è una delle cose che molto ci debbe consolare.
Del testamento e d'altre cose, da Filippo a pieno sarai avvisato per questo medesimo
fante. Non ti vo' dire se a tutti noi ha dato grandissimo affanno e dispiacere; e massime a
questa povera Dell'altre lettere di condoglianza scritte da' parenti a Filippo piacemi riferire queste dei due cognati: = Al nome di Dio. A dì primo di settembre 1459.
Carissimo come fratello. El troppo duro caso di Matteo, e sì acerbo, m'ha
constretto a rompere il proposito mio; il quale era, per buono rispetto, di non vi scrivere
ancora a questi tempi. Ora ha voluto la fortuna mia ch'io abbi a cominciare da sì
doloroso principio: il quale,
Avevo scritto insino a qui, e ora m'è giunto una tua lettera alla Caterina.
Hammi rinfrescato sì il dolore e commosso tante lagrime, che pensando
all'avenante quel che doverrà fare ella, non ho avuto cuore di dargliele ancora.
Quando mi parrà tempo, gliele darò. E più ho veduto una lettera
di messer Giannozzo, che scrive a vostra madre; che, pensando a lei, se quella della
Caterina mi strinse, questa mi raddoppio le lagrime. Da uno in
fuori, [Note A-1, p. 188] io non credo
ch'io piagnessi mai persona tanto da cuore quanto costui: e' n'è stato troppo
grande danno, se per isperanza s'ha a stimare persona; e una grandissima spettazione
avevo di lui. Iddio ce l'ha tolta: Di poi al tardi [Note A-1, p. 189] è giunta mona Allesandra di villa; e scavalcata e riposata un poco, Francesco e Batista degli Strozzi e mona Nannina e mona Caterina di Piero di Neri e altre donne, con quello buono modo che si può in questi casi, gli dissono el caso di Matteo. Siamo in sul principio: s'io ti dicessi che forte non si dolessi, non sarebbe da credermi; chè bisogna che la natura facci il corso suo. Attendiamo a confortalla quanto si può, e così non ristaremo, tanto che speriamo che la recheremo in buona pacienza. E così conforto la Caterina, che mentre gli dura questa maninconia, che non si parta da lei e attenda a confortalla. = =Al nome di Dio. A dì XXII di settembre 1459.
Caro e a me in luogo di buon fratello. A. una tua de' dì 28 del passato, io
ti scrissi ne' di passati condolendomi della morte della benedetta anima di Matteo:
ch'è stato un colpo non aspettato, e certo n'avete gran danno. E non che voi, ma
tutt'e vostri parenti e a' mia. Ora inteso la diligenza usata nella sua malattia, e dipoi la
volontà di Dio, qualunche debbe avere pazienza, e pregare Iddio per lui. Altro
rimedio non ci è. Abbiamo di continuo confortato mona Lisandra: e
certo ha fatto Finalmente recherò quella che Filippo stesso mandò al fratello Lorenzo, il 26 d'agosto:
=....Questa solo perchè sappi la dolorosa novella. della perdita del tuo e
mio diletto Matteo, che a di 23 di questo piacque a Dio chiamarlo a sè. Se sono in
passione grandissima, per te stesso lo stima. Pure, visto che rimedio non ci è,
n'ho preso partito; e restami solo doglia della pena che stimo n'ara mona Allesandra. A.
questo ho fatto que' rimedi ho potuto, di scriverli e farli scrivere da altri: e così
n'ho scritto a Firenze; che adattino el modo nel fargliele assapere, che n'abbia mane
passione è possibile. El male suo fu terzana; poi n'ebbe due; e poi sopraggiunse
uscita, e questa l'atterro. Intorno alla salute sua, ti prometto non ho lasciato a fare niente;
nè disordine nessuno ha fatto, che mai me li sono partito da bocca. Credo era
distinato che così dovessi Questo è il Testamento, di cui si ha copia fatta allora in Napoli.
=Die XXII mensis augusti, septime indictionis, Neapolis. Ad preces viri nobilis
Mathei de li Strozi di Florencia, mercatoris, personaliter accessimus ad
quasdam Et quia heredis institucio capud et principium cuiuslibet testamenti esse dignoscitur, instituit ordinavit et fecit sibi heredem suum universalem dominam Alexandram eius matrem, in omnibus bonis suis mobiibus et stabilibus, iuribus, accionibus etc., preterquam infrascriptis legatis etc. Item, iudicavit ac voluit et mandavit corpus suum sepelliri ubi vir nobilis Philippus de li Stroczi eius frater voluerit et elegerit. Item, asseruit coram nobis dictus testator, se teneri et debitorem esse eidem domine Alexandre eius matri in certa pecunie quantitate, prout in quibusdam scripturis dixit clarius apparere: de qua quidem pecuniae quantitate voluit et mandavit testator ipse eidem domine Alexandre integre satisfieri super bonis omnibus testatoris eiusdem. Item, legavit pro eius anima ducatos quindecim, distribuendos et expendendos per eumdem Philippum eius fratrem ad arbitrium et voluntatem Philippi predicti. Item, legavit Onufrio de li Stroczi pannamenta lugubria, ad arbitrium sui fratris Philippi. Item, legavit Marine, serve sue domus, pro eius anima, tarenos quinque.
[p. 193] Item, prefatus testator voluit et mandavit quod, habita satisfacione per dictam dominam Alexandram eiss matrem, de pecunia eidem domino Alexandre per ipsum testatorem debita, et facta execucione presentis sui testamenti, quicquid supererit in bonis suis distribuatur pro eius anima, ad arbitrium diete domine Alexandre eius matris. Item, legavit Ecclesie Florentinorum in civitate Neapolis, pro eius anima, prout tenet per ordinacionem capitulorum Nacionis Florentinorum Neapoli commorantium. Item, legavit, pro malis ablatis incertis, Maiori Eccleslie Neapolitane tarenos duos. Item, voluit et mandavit dictus testator, quod omnia bona et iura ad ipsum testatorem deventa ex successioneet hereditate paterna, pro parto et porcione ad eum spectante, post mortem diete domine Alexandre eius matris, ad eumdem Philippum et Laurencium de li Strozi eius fratres deveniant et existant ad habendum etc. Et demum prefatus testator instituit ordinavit et fecit distributorem executorem et fideicommissarium etc. presentis sui ultimi testamenti et omnium contentorum in eo, dictum Philippum eius fratrem etc. Et insuper eonstituit ordinavit et fecit suum generalem procuratorem eumdem Philippum ad petendum etc., ex quibuscunque titulis racionibus atque causis etc., cum potestate substituendi etc. Presentibus iudice Andrea de Afelatro, Antonello de Marchisio de Neapoli, Nicolao Ardinchelli, Loisio Ardinchelli, Guido de Riczo, Antonio de Medicis, Onufrio de Stroczis et lohanne de Tomasio de Florencia. = Ho inutilmente cercato per le nostre Librerie la lettera consolatoria di messer Giannozzo Manetti; il quale poco stette a lasciare questa vita, essendo morto a' 26 di ottobre dello stesso anno 1459. Il figliuolo di Bernardo stava con Filippo, ed è fra' testimoni che furono all'ultima volontà di Matteo. NOTES A-1, p. 184. Diremmo oggi, dello stesso tenore a tutt'e due. A-2, p. 185. Parola d'affettuoso parente, chè fratello non era. A-3, p. 185. Oggi diremmo, dovuti o debiti. A-1, p. 186. E veramente così ella scriveva: « Lodo e ringrazio Nostro Signore di tutto quello, ec ». A-1, p. 187. Se foste persone dappoco (vuol dire Marco), sarebbe da pianger meno le vostre sventure. E passi il concetto, come questo andare sconnesso del discorso, da poi ch'egli dice d'esser sopraffatto! A-2, p. 187. Vuol dire, che i valentuomini crescono in perfezione morale, trionfando delle avversità. A-1, p. 189. Alle venti ore, dice Francesco nella lettera qui sopra; cioè tre ore avanti a quelle che anc'oggi diciamo le ventitrè. A-1, p. 191. Cioè, l'usanza, il modo che si tiene costa a Bruggia.
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